Papa Francesco racconta l’innamoramento per l’Africa

2015 papa francesco in africa

L’aereo è atterrato a Ciampino alle ore 18.32; poi papa Francesco si è recato, come di consuetudine a conclusione di ogni viaggio, a pregare nella basilica di santa Maria Maggiore per ringraziare la Madonna dell’icona ‘Salus populi romani’. Sull’aereo il Papa ha parlato con i giornalisti oltre un’ora, toccando alcuni argomenti del viaggio appena concluso, ma ha parlato anche in merito ad alcuni grandi eventi internazionali dei prossimi mesi.

Rispondendo ad una domanda di un giornalista keniano sui problemi strutturali dell’Africa il papa l Papa ha ricordato di aver parlato varie volte: “Nel primo incontro dei Movimenti popolari, in Vaticano, nel secondo incontro dei Movimenti popolari a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, nell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ e poi ancora nell’enciclica ‘Laudato sì’…

 

Ho sentito dire che l’80% della ricchezza del mondo è nelle mani del 17% della popolazione. E’ un sistema economico dove al centro c’è il denaro, il dio denaro. Io ricordo una volta che ho trovato un grande ambasciatore, parlava francese, lui. E mi ha detto questa frase, non era cattolico: ‘Noi siamo defunti nell’idolatria del denaro’. E se le cose continuano così, il mondo continuerà così. Lei mi domandava cosa ho provato ascoltando le testimonianze dei giovani e a Kangemi, e io ho parlato anche chiaro di diritti … Ho sentito dolore.

E io penso come la gente non se ne accorge … Un grande dolore. Ieri per esempio, sono andato all’ospedale infantile: l’unico pediatrico di Bangui o del Paese! E in terapia intensiva non hanno gli strumenti per l’ossigeno. C’erano tanti bambini malnutriti: tanti. E la dottoressa mi ha detto: ‘Ma, questi, nella maggioranza moriranno perché hanno la malaria, forte, e sono malnutriti’. Il Signore rimproverava sempre il popolo, il popolo d’Israele, ma è parola che noi accettiamo e adoriamo, perché è Parola di Dio, l’idolatria.

L’idolatria è quando un uomo o una donna perdono la carta d’identità di essere figlio di Dio e preferisce cercarsi un dio a propria misura. Questo è il principio”. La responsabile della televisione cattolica francese Kto ha fatto una domanda sul fondamentalismo religioso che minaccia il pianeta intero, chiedendo se è doveroso che i capi religiosi debbano intervenire di più in campo politico; il papa ha riposto: “Il prete faccia il prete, il pastore, l’imam, il rabbino: questa è la sua vocazione.

Ma si fa una politica indiretta, con la predica dei valori, dei valori veri, e uno dei valori più grandi è la fratellanza tra noi. Siamo tutti figli di Dio, abbiamo lo stesso Padre. E in questo senso, si deve fare una politica di unità, di riconciliazione … una parola che non mi piace, ma devo usarla: di ‘tolleranza’; ma non solo tolleranza: convivenza, amicizia! E’ così. Il fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni.

Noi cattolici ne abbiamo alcune: non alcuni, tanti, eh?, che si credono con la verità assoluta e vanno avanti sporcando gli altri con la calunnia, con la diffamazione e fanno male: fanno male… Il fondamentalismo religioso non è religioso. Perché? Perché manca Dio. E’ idolatrico, come è idolatrico il denaro. Fare politica nel senso di convincere questa gente che ha questa tendenza, è una politica che dobbiamo fare noi leader religiosi. Ma il fondamentalismo che finisce sempre in una tragedia o in reati, è una cosa cattiva”.

Riguardo alla domanda sull’uso dei preservativi il papa ha ribadito che i problemi reali sono altri: “La malnutrizione, lo sfruttamento della persone, il lavoro schiavo, la mancanza di acqua potabile, quelli sono i problemi. Non parliamo se si può usare tale cerotto o tal cosa per una piccola ferita! La grave ferita è l’ingiustizia sociale, ingiustizia dell’ambiente…

La grande ingiustizia è una ingiustizia sociale, la grande ingiustizia è la malnutrizione. Non mi piace scendere a riflessioni casistiche quando la gente muore per mancanza di acqua e per fame. Pensiamo al traffico delle armi”.

E sul traffico di armi ha ribadito la condanna della Chiesa: “La guerra è un affare. I terroristi, loro fabbricano le armi? Chi dà loro le armi? C’è tutta una rete di interessi, dove dietro ci sono i soldi, o il potere. Noi da anni siamo in una guerra mondiale a pezzi e ogni volta i pezzi sono meno pezzi e sono sempre più grandi. Il Vaticano non so che cosa pensa…

Che cosa penso io? Che le guerre sono un peccato, distruggono l’umanità, sono la causa di sfruttamento, traffico di persone. Si devono fermare. Alle Nazioni Unite per due volte ho detto questa parola, sia a New York, sia in Kenya: che il vostro lavoro non sia un nominalismo declamatorio.

Qui in Africa ho visto come lavorano i Caschi Blu ma questo non è sufficiente… Le guerre non sono di Dio, Dio è il Dio della pace, ha creato il mondo tutto bello. Poi leggiamo nella Bibbia che il fratello ammazza un altro fratello: la prima guerra mondiale. E lo dico con molto dolore”.

Poi è ritornato a parlare sul viaggio e della sorpresa regalatagli dalla gente in festa: “Quella folla, quella gioia, quella capacità di festeggiare, di far festa con lo stomaco vuoto … Ma per me l’Africa è stata una sorpresa. Io ho pensato: ‘Dio ci sorprende, ma anche l’Africa ci sorprende!’. E tanti momenti!

Ma, la folla: la folla! Si sentono visitati. Hanno un senso dell’accoglienza molto grande. Io ho visto, nelle tre Nazioni, che avevano questo senso dell’accoglienza, perché erano felici di sentirsi visitati. Poi, ogni Paese ha la sua identità. Il Kenya è un po’ più moderno, sviluppato; l’Uganda ha l’identità dei martiri: il popolo ugandese, sia cattolico che anglicano, venera i martiri. Io sono stato nei due santuari, quello anglicano, prima, poi quello cattolico; e la memoria dei martiri è la sua carta di identità.

Il coraggio di dare la vita per un ideale. E la Repubblica Centrafricana ha la voglia di pace, di riconciliazione, di perdono… Loro normalmente hanno vissuto fino a quattro anni fa, cattolici, protestanti, islamici, come fratelli; ieri sono andato dagli evangelici che lavorano tanto bene e poi sono venuto a Messa, la sera; oggi sono andato in moschea, ho pregato in moschea, anche l’imam è salito sulla papamobile per fare il giro nel piccolo stadio… piccoli gesti che faccio … è quello che vogliono…

L’Africa è vittima, l’Africa è sempre stata sfruttata da altre potenze, gli schiavi dall’Africa erano venduti in America. Ci sono potenze che cercano solo di prendere le grandi ricchezze dell’Africa, forse il continente più ricco, ma non pensano di aiutare a crescere i Paesi, che tutti possano lavorare… L’Africa è martire dello sfruttamento.

Quelli che dicono che dall’Africa vengono tutte le calamità e tutte le guerre non conoscono bene il danno che fanno all’umanità certe forme di sviluppo. E per questo io amo l’Africa, perché è stata una vittima di altre potenze”.

Infine ha risposto sui prossimi viaggi, affermando: “I viaggi alla mia età non fanno bene, lasciano traccia. Vado in Messico e per prima cosa vado a visitare la Signora, la Madre dell’America, se non era per Lei non sarei andato a Città del Messico per il criterio del viaggio: visitare tre o quattro città che non siano mai state visitate dai Papi.

Poi andrò in Chiapas, poi a Morelia e quasi sicuramente sulla via del rientro a Roma ci sarà una giornata a Ciudad Juarez. Su altri Paesi latinoamericani: nel 2017 sono stato invitato ad andare ad Aparecida, l’altra Patrona d’America di lingua portoghese, e di là si potrà visitare qualche altro Paese, ma non so, non ci sono piani”.

30 novembre 2015
di Simone Baroncia