Il Papa e l’aborto, delitto contro l’umanità

Coloro che avessero fino ad oggi equivocato le convinzioni etiche di Papa Francesco avranno subito un duro colpo ascoltando le sua condanna forte e chiara pronunciata davanti ai rappresentanti diplomatici delle nazioni nella Sala Regia in Vaticano. L’appuntamento è quello consueto di inizio d’ anno. Gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede porgano gli auguri al Papa che pronuncia un discorso. Francesco li aveva già incontrati dopo la elezione, ma allora il discorso era più che altro una presentazione generale. Il Papa appena eletto richiamandosi al nome scelto aveva parlato del dramma della povertà e della necessità della pace. Il 13 gennaio 2014 è invece la data del primo discorso “politico” del Papa argentino.

 

Il discorso è soprattutto uno sguardo di insieme alle diverse situazioni di crisi nel mondo nelle quali la Santa Sede cerca di intervenire per portare la pace, per difendere la dignità dell’uomo, per combattere schiavitù materiali e morali.
Parla di famiglia il Papa, che oggi si presenta come “divisa e lacerata” per la “fragile coscienza del senso di appartenenza” e per le difficili condizioni in cui le famiglie vivono. Riprende i temi a lui cari dello spazio per gli anziani, delle necessità dei giovani, della cultura dell’incontro, della necessità della pace in Siria, Nigeria, Corea, Sud Sudan, parla della fame di chi non ha nulla, di quella “cultura dello scarto” che coinvolge le persone. E qui la parola si fa grido: “desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l’umanità.”
Aborto, bambini soldati, tratta di esseri umani. Per il Papa sono sullo stesso piano, sono delitti veri e propri. E quando si parla di delitti si parla anche di pene per chi li commette. Il Papa non lo sottolinea ma la scelta della parola è chiara.
Non parla di delitto quando chiede che i profughi vengano accolti e chiede solidarietà e creatività sociale, e nemmeno quando richiama alla responsabilità per la custodia del creato e ricorda un detto popolare “la natura non perdona quando viene maltrattata” e ricorda le catastrofi naturali appena avvenute.
La parola delitto ha un valore preciso, delitto contro l’umanità, contro l’uomo che è creatura di Dio, e quindi contro Dio stesso. Ecco cos’è l’aborto, ecco cosa significa usare i bambini come soldati, le persone come cose.
Si sente in questo parole l’eco delle parole di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Soprattutto sull’aborto, dramma sociale che qualcuno vuole trasformare in conquista di libertà.
Desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce. Una frase che ci coinvolge come società. “ È necessario- diceva Benedetto XVI nel febbraio del 2011- che la società tutta si ponga a difesa del diritto alla vita del concepito e del vero bene della donna, che mai, in nessuna circostanza, potrà trovare realizzazione nella scelta dell’aborto. Parimenti sarà necessario non far mancare gli aiuti necessari alle donne che, avendo purtroppo già fatto ricorso all’aborto, ne stanno ora sperimentando tutto il dramma morale ed esistenziale. Molteplici sono le iniziative, a livello diocesano o da parte di singoli enti di volontariato, che offrono sostegno psicologico e spirituale, per un recupero umano pieno. La solidarietà della comunità cristiana non può rinunciare a questo tipo di corresponsabilità. Vorrei richiamare a tale proposito l’invito rivolto dal Venerabile Giovanni Paolo II alle donne che hanno fatto ricorso all’aborto: “La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non s’è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Allo stesso Padre e alla sua misericordia potete affidare con speranza il vostro bambino. Aiutate dal consiglio e dalla vicinanza di persone amiche e competenti, potrete essere con la vostra sofferta testimonianza tra i più eloquenti difensori del diritto di tutti alla vita” (Enc. Evangelium vitae, 99).”
Sembra di leggere le parole di Papa Francesco nella intervista concessa alle riviste dei Gesuiti. Verità e misericordia sono sempre state la grammatica della Chiesa perché dall’orrore nasca la civiltà dell’amore.

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