SIATE PROMOTORI E TESSITORI DI PACE…

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«Il Signore mi chiama a salire sul Monte ma non abbandono la Chiesa»

Il Papa ha rivolto il suo invito a tutti, ma specialmente a “chi è chiamato ad essere promotore e 'tessitore' di pace nelle comunità religiose e civili, nei rapporti sociali e politici e nelle relazioni internazionali”.

Ai nostri giorni, si constata non di rado un carente rispetto della verità e della parola data, insieme ad una diffusa tendenza all’aggressività, all’odio e alla vendetta”.

“Forse è dovuto anche a certe dinamiche proprie delle società di massa”. 

E allora, “perché non attingere dalla fonte incontaminata dell’amore di Dio la sapienza del cuore, che ci disintossica dalle scorie della menzogna e dell’egoismo?”.
Per fare opere di pace bisogna essere uomini di pace”“Se ciascuno, nel proprio ambiente, riuscisse a rigettare la menzogna e la violenza nelle intenzioni, nelle parole e nelle azioni, coltivando con cura sentimenti di rispetto, di comprensione e di stima verso gli altri, forse non si risolverebbe tutti i problemi della vita quotidiana, ma si potrebbe affrontarli più serenamente ed efficacemente".

Benedetto xVI 20 Sett, 2009

 

ROMA, mercoledì, 23 marzo- “Oggi il mondo ha tanto bisogno di pace, ha bisogno di uomini e donne pacifici e pacificatori”. “Tutti coloro che credono in Dio devono essere sempre operatori di pace”.
Nella sua catechesi il Papa ha richiamato proprio l’azione per la pace svolta durante le “importanti missioni diplomatiche” che Papi e principi gli affidarono “per dirimere controversie e favorire la concordia” tra gli Stati europei.
Ma fu anche un grande evangelizzatore, capace di farsi intendere dalla gente umile grazie alla “sua esposizione chiara e pacata”.
“Anche oggi – ha continuato il Santo Padre – la nuova evangelizzazione ha bisogno di apostoli ben preparati, zelanti e coraggiosi, perché la luce e la bellezza del Vangelo prevalgano sugli orientamenti culturali del relativismo etico e dell’indifferenza religiosa, e trasformino i vari modi di pensare e di agire in un autentico umanesimo cristiano”.
Soprattutto occorre “evitare il pericolo dell’attivismo, di agire cioè dimenticando le motivazioni profonde del ministero, solamente se si prende cura della propria vita interiore”; infatti, ha concluso, “se non siamo interiormente in comunione con Dio, non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità”.