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L'altare maggiore con lo storico Crecefisso

L'altare maggiore della chiesa SS. Salvatore

La Cripta

Fedeli durate una celebrazione

Come eravamo: La Chiesa con la Porta Santa

Veduta esterna chiesa SS. Salvatore

Facciata chiesa parrocchiale SS. Salvatore

Come eravamo: La Chiesa con la Porta Santa nel 1920

Castelnuovo Val di cecina (Foto di don Secondo)

Castelnuovo Val di Cecina

Castelnuovo sotto la neve

Castelnuovo sotto la neve

Veduta Castelnuovo sotto la neve (Foto Fabbri PL g.c.)

Veduta Panoramica (Foto Vitali Paola g.c.)

Don Secondo circondato dai fedeli intervenuti alla festa per i suoi 50 anni di sacerdozio

Messa ai giardini (Festa della Misericordia)

Don secondo saluto gli intervenuti alla sua festa

Veduta Panoramica (Foto Vitali Paola g.c.)

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“È giusto diffidare: per un veggente vero ce ne sono 100 falsi”

MedjugorieMadonna e MedjogorieIl Giornale, Mercoledì, 10 giugno 2015

Intervista a Massimo Introvigne, docente alla Pontificia università salesiana di Torino: “Anche i santi dicevano di parlare con la Madonna…”
Sabrina Cottone

«Anche i santi sono stati veggenti, ma per ogni vero veggente ce ne sono cento falsi» ricorda Massimo Introvigne, sociologo, professore alla Pontificia università salesiana di Torino, esperto di nuova religiosità.
Il Papa ha invitato a non inseguire i veggenti che annunciano lettere della Madonna a ore precise. Ma qual è il ruolo dei veggenti nella storia della Chiesa?
«Nella Chiesa c’è sempre stato un elemento istituzionale e un elemento profetico. La parola “veggente” ha molti significati, perché vuol dire semplicemente, dal latino, una persona che vede. Anche i santi sono stati veggenti».


Se i santi sono stati veggenti, perché diffidare di coloro che portano messaggi della Madonna?
«La Chiesa fa opera di discernimento tra veggenti veri e falsi. Oggi proliferano i veggenti falsi e non è un mistero per nessuno che ci sono anche veggenti fasulli. Le false veggenti sono una piaga nella Chiesa: parlano persino di dischi volanti e un po’ di tutto».
Si riferisce alle apparizioni di Medjugorie e alle polemiche che hanno toccato, anche di recente, una delle veggenti?
«Non parlo di Medjugorie ma di decine di migliaia di persone nel mondo che hanno seguito una veggente irlandese che si faceva chiamare Maria della Divina misericordia e si è scoperto essere una truffatrice. Aveva messo su una struttura a fine di lucro e il cuore dei suoi messaggi, che giravano in tutto il mondo, era che Papa Francesco non è il vero Papa. Anche in Italia una signora che si fa chiamare Conchiglia manda messaggi molto ostili al Papa».
Pensa che le critiche del Papa fossero rivolte in questa direzione piuttosto che verso la collina del Podbrdo e il monte Krizevac?
«Molti giornali diranno che ha voluto parlare di Medjugorie, ma io non lo credo, perché il Papa ha detto, parlando di Medjugorie, che c’è una commissione che se ne è occupata bene e certamente la Chiesa sta affrontando la vicenda con grande serietà».
La Madonna non ha bisogno di emissari ma la Chiesa ha riconosciuto diverse apparizioni della Madonna. Come si conciliano le due cose?
«Tenendo sempre conto che le prediche di santa Marta non sono encicliche ma chiacchierate, nessuno è propriamente emissario dalla Madonna in senso meccanico. La Chiesa, poi, ha riconosciuto apparizioni e rivelazioni cui il Papa è personalmente devoto e che non vuole certo mettere in discussione. Purtroppo scatta l’imitazione. Dopo il riconoscimento di Bernadette di Lourdes, nella zona di Lourdes si contarono centinaia di false veggenti».
Vuol dire che anche intorno a Medjugorie fioriscono i falsi veggenti?
«Penso che il Papa ci richiami al discernimento tra i veri veggenti e quelli fasulli. Statisticamente, per uno vero, ce ne sono cento falsi. In Ruanda la Chiesa ha riconosciuto le apparizioni a Kibeho e dopo questo sono spuntate decine di veggenti fasulle, tra cui quelle che hanno dato origine alla restaurazione dei dieci comandamenti di Dio che nell’anno 2000 ha fatto mille morti tra suicidi e omicidi collettivi. C’è sempre questo schema: veri veggenti e false imitazioni».
Il Papa ha detto anche che l’ultima parola di Dio si chiama Gesù. E la religiosità popolare che tanto ruolo ha avuto e ha nella Chiesa?
«Il Papa è colui che a Aparecida ha fatto una grande difesa della religiosità popolare e tutto si può dire di lui tranne che non la apprezzi. Ma certamente nel cristianesimo nessun veggente sta sopra Gesù e ricordarlo è importante».
Criticare il modo di vivere la fede dei credenti non rischia di allontanare dal cattolicesimo?
«È bene che la Chiesa operi un discernimento e il Papa ha molto rivalutato la religiosità popolare. Tante persone hanno abbandonato la Chiesa e sono passati ad altre religioni perché un certo razionalismo ha vietato le processioni. È chiaro che sono eccessi ma questo non vuol dire che tutte le feste e le processioni sono buone».
Ci sono casi in cui, nonostante la non santità dei veggenti, i contenuti delle rivelazioni sono stati ritenuti validi. Com’è possibile questo?
«I veggenti de la Salette erano un po’ ribelli rispetto all’autorità ecclesiastica ma la Chiesa ha riconosciuto come genuino il nucleo originario, anche se non tutto. È un’eccezione che conferma la regola: la gran parte sono santi canonizzati o beatificati».
Il Papa mette in guardia dai veggenti a orologeria e va a Torino a venerare la Sindone.
«Di per sé la Sindone è oggetto di studio scientifico. Ma per chi ci crede, così come per chi non ci crede, è un segno della passione di Cristo: non si va a venerare il telo ma Gesù Cristo. Vivo a Torino ma la Sindone non si può definire un fatto di religiosità popolare. Lo sono santa Rita e padre Pio…»

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